HA COMINCIATO LUI/LEI!
QUINDI PERCHE' MI DOVREI COMPORTARE DIVERSAMENTE?
Questa è un'obiezione che mi sento sollevare spesso dai miei assistiti, in modo più o meno esplicito, quando li invito ad avere un comportamento più costruttivo e funzionale nei confronti dell'altra parte, anche se quella non lo fa.
Ciò che infatti succede generalmente, quando insorge una controversia, è che le persone tendono a restituire l'atteggiamento che ricevono.
"Se lui se ne frega, me ne frego anche io"
"Se lei non mi parla, non le parlo neppure io"
"Se il vicino taglia l'erba la domenica mattina alle 8, io la taglio il sabato pomeriggio quando lui fa il pisolino"
"Se loro vogliono diminuire il compenso, noi riduciamo la qualità"
E così via...
Questo atteggiamento di ripicca alimenta un circolo vizioso, nel quale le parti, non solo perdono serenità e salute, ma mettono a dura prova le relazioni con le persone più vicine, che vengono "contaminate" da quell'energia.
Questo atteggiamento, se protratto, può portare alla definitiva compromissione dei rapporti e a cause giudiziarie lunghe, costose e dolorose.
Le conseguenze di tutto ciò sono particolarmente gravi quando i due contendenti sono genitori e ad essere "contaminate" sono le relazioni con i figli, soprattutto se giovani, ma anche quando i due contendenti sono leader d'impresa, le cui scelte si ripercuotono sui lavoratori.
Con questo atteggiamento "se perdo io, perdi anche tu" lasciamo il nostro potere decisionale, emozionale e i nostri comportamenti in balia dell'altra parte.
Non scegliamo come agire, ma reagiamo automaticamente all'azione dell'altro ed è quindi come se l'altro scegliesse per noi.
Perdiamo di vista ciò che davvero vogliamo e il nostro benessere.
Cosa fare dunque?
Interrompere il circolo vizioso.
Come?
Scegliendo di assumere un comportamento pro-attivo e costruttivo nei confronti dell'altra parte, anche se quella non lo fa.
Si, a volte è molto difficile, ma non è forse molto difficile anche investire energie in un conflitto?
Naturalmente può essere necessario un po' di tempo e procedere con gradualità, partendo con piccole azioni.
Lo scopo finale non è necessariamente quello di diventare "amici" dell'altro/a, ma di avere un rapporto che consenta un confronto sereno, per il tempo necessario a trovare un accordo e, se il rapporto è destinato a proseguire anche dopo (come tra genitori, vicini di casa, partner contrattuali ecc...), per il futuro.
Perché io?
Perché se ognuno aspetta che cambi l'altro, non cambierà mai nessuno.
Perché ciò che dai ti ritorna.
Perché quello che tutti noi desideriamo è stare bene ed essere felici, ed il benessere e la felicità si trovano agli antipodi del rancore, della ritorsione, dell'odio, del disprezzo e delle altre emozioni che alimentano il conflitto.
Silvia Cappelli
Commenti
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